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- 08, 2014 - UNTITLED - 0 commenti
Dichiarazione d’intenti
Anche se non è il primo giorno dell’anno siamo alla viglilia di settembre, e quando arriva settembre tutto ricomincia di nuovo. Pertanto questa dichiarazione d’intenti è una sorta di piccola lista dei buoni propositi, incentivo al fare più che al disfare.
Olivares cut è pronta a partire nuovamente. Obrist sostiene che sia impensabile fare il curatore se non si è continuamente in viaggio, che non significa però soltanto essere in perpetuo movimento. Il viaggio implica l’incontro, lo spostamento verso. Verso qualcuno e qualcosa.
Pertanto ecco, se dobbiamo scegliere madri e padri spirituali dei quali seguire le orme, direi che HUO in questo momento ben identifica l’uomo del quale qualunque aspirante curatore dovrebbe seguirne le tracce. Lui che ha fatto del rapporto con gli artisti un elemento fondante del suo operato, attraverso uno scambio continuo, fatto di parole (scritte, dette, segnate, registrate, ripetute) e di azioni condivise, ispira e accresce la mia voglia di intessere nuove relazioni, di chiedere, stimolare interesse, rispondere a domande e dar vita a nuovi progetti.
Per cui ecco, preparo armi e bagagli e riparto, e stavolta con una meta e un intento preciso. La meta sarà la fucina fervente di Dolomiti Contemporanee, che sta diventando un luogo accogliente dei miei sempre più frequenti pellegrinaggi artistici. Prima verso Casso a conoscere gli artisti in residenza e in seconda battuta a Borca di Cadore, direzione Ex Villaggio Eni, nuovissimo e scintillante cantiere DC. L’intento è quello di cominciare a dar vita al progetto TULPENMANIE, attraverso una serie di interviste e riflessioni sul tema che, come ormai saprete, tratterò ad ArtVerona Fiera ad ottobre ospite della sezione Independents: il valore (aggiunto) dell’arte.
Detto questo, finisco di preparare la valigia e via, si parte. Da ora in poi gli aggiornamenti si faranno sempre più numerosi e costanti.
A breve vi racconterò la storia di un cane a sei zampe che si morde la coda…
(Foto in evidenza: aulamagna della Colonia di Borca, Ex Villaggio Eni. Archivio Dolomiti Contemporanee)
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- 08, 2014 - ANTEPRIME, EVENTI, EVIDENZA, INTERVISTE, VALORE DELL'ARTE - 0 commenti
MIND YOUR STEP. Unusual promenade
Qual è il valore dell’arte?
Contestualmente al periodo che precede la mia presenza ad Independents5/ ArtVerona, ho scelto di chiedere a differenti figure che gravitano nel mondo dell’arte qual è il loro punto di vista sull’argomento cardine che tratterò ad ottobre con Tulpenmanie.
Al di là del fattore economico, del valore di mercato delle singole opere, l’arte possiede in sé il valore intrinseco di modificare gli ambiti con i quali entra in contatto. Ho chiesto qual è il suo parere a Giulia Galvan, drammaturga/curatrice/traduttrice, la quale, in un’azione che non si discosta poi troppo dal concetto di “gentrificazione”, DOMENICA 24 AGOSTO mette “in strada” il progetto MIND YOUR STEP, certa che l’arte possieda il “valore aggiunto” in grado di migliorare lo stato delle cose, e in questo caso attivare, grazie all’arte, un processo di riappropriazione degli spazi urbani inattivi (abbandonati, degradati e conseguentemente pericolosi) modificando la memoria collettiva dei luoghi stessi “semplicemente” attraversandoli, passo dopo passo, In questo caso a passi di danza.
Dopo l’esperienza condotta a Vicenza con la rassegna Entrata d’emergenza come direttore artistico per la sezione danza, Giulia Galvan presenta (nell’ambito di OperaEstate Bassano, per la sezione Danza di B.Motion) MIND YOUR STEP, progetto scelto dal Centro per la Scena Contemporanea Garage Nardini e che si inserisce nel programma Léim finanziato dall’Unione Europea e dedicato alla formazione di manager culturali.
“I movimenti creano centri”. MIND YOUR STEP si sviluppa come una vera e propria “ricognizione urbana”: il pubblico, guidato da Giulia, percorrerà un’area della città di Bassano attraverso un itinerario non consueto, e i tre luoghi di sosta, che ospiteranno le azioni performative, non si conosceranno fino alla fine, contribuendo a sviluppare negli spettatori una rinnovata percezione di spazi conosciuti e lo stupore di fronte a luoghi inaspettati.
L’azione determinata dal movimento della danza amplifica la percezione di uno spazio. E, se nei danzatori e coreografi la consapevolezza del proprio corpo e del luogo che vanno ad occupare con le loro azioni è maggiore, questo non significa che non possa avvenire anche in un pubblico coinvolto: l’interazione spontanea del pubblico è una delle prerogative di MIND THE STEP, pubblico che sarà gradualmente guidato dai performer a prendere parte alle azioni affinchè queste avvengano in modo del tutto naturale e soggettivo.
A compendio del percorso di “percezione urbana”, ritmato dalle performance di Tommaso Monza e Claudia Rossi Valli, Chiara Frigo e Silvia Gribaudi, nella mattina di domenica si terrà una tavola rotonda presso il Bassano Urban Center sul tema attorno al quale gravita MIND YOUR STEP: il rapporto tra cultura, società e paesaggio urbano. In che modo la coreografia e l’urbanistica possono dialogare tra loro, qual è l’utilità dei paesaggi camminabili, il coinvolgimento delle comunità locali nel processo decisionale e il modo in cui l’arte può avere un impatto sullo sviluppo urbanistico. Interverranno Matteo Corsi, ricercatore di Kallipolis, l’attivista e operatore culturale Teodor Celakoski di Pravo na grad, il giornalista Giulio Todescan di Laboratorio Ferrovieri e la coreografa e architetto Tiziana Bolfe Briaschi.
La sessione pomeridiana di MIND YOUR STEP sarà aperta da Mary’s bath, nuova produzione site specific ad opera di Tommaso Monza e Claudia Rossi Valli. Danza intima che si lascia appena spiare dal pubblico, ad accompagnare la scoperta di Mary della propria sensuale purezza, nel lento e riflessivo rituale dell’abluzione che precede la promessa matrimoniale.
Ballroom, ideata da Chiara Frigo, è l’azione centrale di MIND THE STEP. Racconto a Giulia la mia passione per le balere vecchio stampo, le milonghe argentine e le sale da ballo scozzesi e le chiedo di spiegarmi, nel dettaglio, quale sarà l’azione.
Quello che si propone di ricreare Ballroom è l’atmosfera, le sensazioni di una sala da ballo. La cosa importante è trasformare, nella percezione e nella memoria (condivisa) degli spettatori, le vie che attraversano e i luoghi in cui entrano, e Ballroom ti porta proprio da un’altra parte: è molto educativo capire come l’arte può creare trasformazione, stravolgimento, e nel caso di Chiara (Frigo), intimità precoce che detto così sembra hardcore ma intendo dire che si crea un’atmosfera di intimità fra le persone in un modo che io stessa non avrei pensato, quando ho partecipato come pubblico allo spettacolo a Maastricht. Perchè non si è solo pubblico, in realtà…
Sono pronte le sedie, disposte in quadrato lungo il perimetro di una sala che non si conosce. I danzatori teenager della rete no limit-action coinvolgeranno il pubblico, che non saprà cosa aspettarsi e verrà coinvolto nell’azione. Giulia racconta che ciò avviene in un modo che perfino lei, così restia al contatto con sconosciuti, ha trovato molto gradevole, quasi familiare. Le dico che penso di capire piuttosto bene, perchè in milonga (le sale dove si balla il tango) funziona così, che nel brevissimo arco di tempo dell’interazione con l’altro (non conosciuto) che ti invita a ballare si raggiunge un’intimità che non ha paragone in altro ambito, nella vita quotidiana, nelle relazioni normali.
C’è una differenza sostanziale tra la discoteca e la balera, e solo se si è frequentato l’una e l’altra la si può comprendere. Nella prima si balla come non ci fosse un domani, il ritmo è una faccenda opzionale. E’ un’azione corale, ma che sostanzialmente si compie individualmente. Si balla da soli. Nella seconda, invece, non si muove un passo se non si è in due. La balera prevede un’interazione molto maggiore, ballare in un abbraccio richiede un coinvolgimento indubbiamente più elevato, complesso del muoversi (a ritmo) da soli. Che si sappiano o meno i passi di danza, in Ballroom, è una questione irrilevante. Quello che importa è la percezione dell’altro, e dello spazio che si attraversa, con i modi e i tempi contratti di un ballo.
A conclusione del percorso guidato Silvia Gribaudi ripropone A corpo libero, sua storica performance che affronta un argomento di grande attualità qual è la condizione femminile “attraverso la fluidità gioiosa del corpo”.
MIND YOUR STEP – DOMENICA 24 AGOSTO,
Bassano Urban Center, via Porto di Brenta
Morning session dalle 10 alle 13
Afternoon session dalle 15.30 alle 18
remindyourstep@gmail.com
The inner outside (bivouacs). Nei ripari della mente.
(Un estratto di questo post è pubblicato su ARTRIBUNE)
The inner outside (bivouacs) apre al Nuovo Spazio di Casso la stagione espositiva 2014-2015 di Dolomiti Contemporanee con una collettiva, a cura di Gianluca D’Incà Levis, che propone diversi piani di lettura del concetto di bivacco. Bivacco che non è contenitore ma propensione (mentale, ancor prima che fisica) alla permeabilità, è condizione minima necessaria all’idea di protezione.
Al tempo degli “scout”, usavamo erroneamente l’espressione “fare azimut” per giungere da un punto A ad un punto B attraverso il percorso più breve possibile. E, se la geometria ci insegna che la raffigurazione di questo percorso ottimale è la linea retta, compiere nel mondo reale questo percorso è quasi sempre improbabile.
Questo esercizio di attraversamento lo compivamo con costanza e tracotante determinazione in tenera età, “scoutini” su per le montagne, zaino in spalla, tirando dritti come dei muli coi paraocchi a tagliare di netto i tornanti. Spesso ci si arrampicava come si poteva, sorreggendosi ai rami delle piante che ci si paravano davanti, affondando le mani nude nella terra smossa, valicando massi puntuti con i nostri scarponi pesanti. E nel fermarci a passare la notte, in uno di questi “azimut”, si intentava un bivacco come si poteva. Niente radure, niente pianori, così ci si accontentava dello spazio del sentiero appena battuto, e con qualche paletto puntato a sghimbescio su terreno, una cerata o un poncho come copertura e qualche buon metro di cordino a fermare il tutto, ci si apprestava a passare la notte con un occhio aperto e uno chiuso, con le orecchie tese ad ascoltare i rumori del bosco, cercando di riposare seppure stesi su una superficie nemmeno lontanamente piana, nemmeno lontanamente comoda.
L’iconografia di un bivacco non è semplice da definire: i giacigli su cui riposavano le truppe che nell’antichità e durante il medioevo scorrazzavano per mezza Europa talvolta non prevedevano alcun tipo di copertura. Gli uomini giacevano sdraiati a terra, fianco a fianco, coperti dei soli vestiti aspettando che facesse chiaro per ripartire. Gli accampamenti più organizzati disponevano di tende, e assumevano le fattezze di piccole città ordinate. Ma che si sia in guerra o, più verosimilmente qui, in alta montagna a battere sentieri in quota, l’istinto a proteggersi porta a ricreare una nicchia entro la quale stare, un ambiente essenziale, la ricerca dell’idea di interno che differisca da un esterno che è “altro”, un luogo dove ritrovarsi, come si stesse nel grembo materno.
Il “post boom” di Independents5 ad ARTVERONA Fiera
Se, nell’ambito economico, politico, sociale, in passato ci fu un periodo di estrema tensione alla crescita che portò la cosidetta “bolla” ad assumere dimensioni mai raggiunte prima, includendo nella sua parabola ascendente atteggiamenti speculativi, l’epoca che si è costretti ad attraversare vede lo scoppio della “bolla”, e la conseguente crisi, ad investire anche gli ambiti che, nel periodo di massimo sviluppo, sembravano inattaccabili, non ultimo quello del mercato dell’arte.
La crisi, però, porta con sé, nei casi migliori, i semi di nuove istanze dalle quali può forse giungere una rinascita.
INDEPENDENTS, progetto ideato da Fuoribiennale per ArtVerona giunto quest’anno alla quinta edizione, propone di “ripartire dal basso, dalla sperimentazione, dalle tensioni giovani e artistiche” presentando, pertanto, nell’ambito della fiera d’arte veronese, progetti legati a realtà autonome, idipendenti, innovative, che contribuiscano a attivare riflessioni e possibili soluzioni che sopperiscano al “post boom”.
INDEPENDENTS nasce con l’intento di dare spazio e visibilità alle realtà artistiche e sperimentali, che si muovono in maniera autonoma ed emancipata rispetto al sistema istituzionale e che sono spesso catalizzatrici di nuove tendenze.
Sul tema de “la Bolla” si confronteranno 25 realtà indipendenti e creative provenienti da tutta Italia, con altrettanti progetti. Ecco l’elenco dei selezionati per l’edizione 2014 (9-13 ottobre prossimi):
AAC / Platform, ADD ART, AplusA, ART COMPANY, ART. LAB GALLERY, BI-BOX ART SPACE, DOLOMITI CONTEMPORANEE, FAGARAZZI E ZUFFELLATO, FUORIBIENNALE, INTERZONA, LA SOCIETÀ DELLO SPETTACOLO, MY HOME GALLERY, NOVELLA GUERRA: C.R.A.C., OLIVARES CUT, PADANIA CLASSIC, PRINT ABOUT ME, RAMDOM, RE.TE ASSOCIAZIONE, REVERSE LAB, SGUARDO CONTEMPORANEO, SITE SPECIFIC, SPAZIO MEME, SPONGE ARTE CONTEMPORANEA, START WITH ART, THE FORMAT, TRA Treviso Ricerca Arte, UTILITA’ MANIFESTA, ZONE.
OLIVARES CUT sarà presente a INDEPENDENTS con il progetto “TULPENMANIE. Dibattiti attorno al valore dell’arte“. Una serie di talk che coinvolgeranno differenti professionalità del mondo dell’arte, scambiando riflessioni e punti di vista sul tema in oggetto.