Mercoledì otto aprile. Giorno imprecisato della quarta o quinta settimana di quarantena – thanks to Coronavirus – e ho perso anche l’orientamento spazio temporale. Isolamento forzato dentro le nostre case.
“Restate a casa”, tuonano da tutte le parti, restate a casa. Il decreto, la tivvù, la radio, i social le chat gli zii i nonni i parenti. Tutti. L’abbiamo capito! Basta! E dove vuoi che andiamo?! Al lavoro non possiamo andarci, i musei ce li hanno chiusi l’8 di marzo e da allora non si sa più nulla. C’è chi dice che prima della fine di maggio di riaprire non se ne parla proprio.
Noi qui siamo rinchiusi in due. Uno è in cassa integrazione (deo gratia) e l’altro disoccupato. Per via della tutela dei lavoratori della cultura. Vediamo come sarà “tornare alla normalità”.
Tra un giro di tango e l’altro, qualche sera fa, un caro amico che so appassionato di moto e di montagna, mi ha confessato con molta sincerità di voler capirne qualcosa di più di arte contemporanea, ma di non sapere da quale parte iniziare. O, ancora meglio, da quale parte iniziare a leggerne.
La domanda mi ha intrigato molto e, lì per lì, avrei voluto mettermi ad elencare una sequela di titoli, che sarebbero stati presto dimenticati dal mio interlocutore. Pertanto ora, lontana dalla milonga, posso dedicare la mia attenzione, interrogando la mia libreria, per fare una delle cose che a Nick Hornby piacerebbe tantissimo: la top five dei libri più accattivanti, per cominciare a masticarne un po’ di arte contemporanea.
Ormai è da oltre un mese, giorno dopo giorno, che passo davanti ad un dipinto di un giovane Francesco Hayez in mostra a Palazzo, e lo guardo e riguardo con un interesse crescente.
Ercole sconfisse a mani nude il terribile Leone che teneva sotto scacco la città di Nemea e, una volta scuoiata la bestia, tenne la pelliccia per farne la sua armatura…