Mi ci sono voluti due giorni per riprendere almeno una manciata di energia. Tuttavia è ancora lunga non tanto la ripresa, quanto la sedimentazione dei pensieri che si affastellano l’uno sull’altro ininterrottamente da giorni.
Ho scelto questa foto come epilogo di questo periodo, denso e profondamente importante.
E’ di venerdì scorso, questo scatto, e sto parlando alla platea del Teatro Comunale Città di Vicenza. A fianco a me Manuela Piccardo, collaboratrice e amica e fonte inesauribile di idee ed energia, che nell’ultimo anno e mezzo ha lavorato assieme a me al mastodontico (senza false modestie) progetto Gli Stati della Mente – Festival di Arte e Cultura.
Stavo introducendo lo spettacolo Un bès, Antonio Ligabue – Mario Perrotta, spettacolo che ha sancito il sodalizio tra noi e il Comunale, che ha consolidato la presenza del Festival nella città di Vicenza, spettacolo che ha visto una standing ovation per un attore di un’umanità disarmante, di una qualità ineccepibile.
Quella sera stavo a metà della settimana che era nei miei pensieri da un numero spropositato di mesi. Ad un passo dalla conclusione di un tempo fatto di impegno costante, e un’alternarsi di gioie, incazzature, stanchezze ed entusiasmi come stare in giostra.
Non crediate sia facile parlare (organizzare, pianificare, studiare, e poi da capo) di salute mentale quotidianamente. Non è facile cominciare ad addentrarsi nelle dinamiche complicate di chi la salute l’ha persa e ci racconta di malattia, di vicinanza o lontananza delle istituzioni preposte alla cura, di comprensione o incomprensione di familiari e amici, di progetti riusciti o disastrati nei tempi e nei modi, per provare a cambiare qualcosa.
Lo dirà il tempo, se questo progetto che mi sta cambiando profondamente darà i frutti sperati. Io mi auguro di sì.
Nel frattempo sono felice di aver avuto al mio fianco persone importanti, entusiaste e coraggiose. Che hanno messo a disposizione professionalità e carattere, e tempo, e Mente, affiancando il mio lavoro. Non siamo isole, da soli facciamo poco o niente. Ed ecco la mia “cura” nel creare una rete (di salvataggio) tra decine, centinaia di interlocutori, ormai. Vedere unirsi parti d’Italia, con i tanti ospiti seduti allo stesso tavolo, mi ha reso felice, e fiduciosa.
Inoltre sono felice di aver concluso esattamente il 10 giugno questo Festival. Vicenza, che ne vogliate dire, da ora in avanti non sarà più la stessa.
Sapendo di avere al mio fianco un gran numero di uomini e donne che dimostrano di tenerci veramente a questa città – anche e nonostante le sue contraddizioni, le sue titubanze, o il suo disinteresse, porto avanti la mia militanza ogni singolo giorno.
E nel dubbio, sai mai, continuo a vestirmi di rosso.